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L'importante è la strada che percorri

Sabato 28 maggio, quasi le tre di pomeriggio. Finalmente siamo qui, dopo averne parlato per un anno, pronti a partire alla volta di Faenza. Io sono presente per la quinta volta ed il mio compito è quello di accompagnare l'amico Sauro che, dopo avermi fatto assistenza gli ultimi due anni, si è lanciato in questa avventura che, a dire il vero, lo spaventa non poco. Con noi ci sono altri amici: Paolo B., che purtroppo l'anno scorso ha avuto grossi problemi di stomaco e si dovette fermare a Marradi ma quest'anno è deciso ad arrivare fino in fondo; Paolo T., un altro amico e collega, che dopo avermi sentito parlare del Passatore ha deciso all'improvviso di lanciarsi nell'avventura; Brunello, che proprio venerdì sera si è trovato da solo e, grazie ad un comune amico che gli ha dato il mio numero di telefono, mi ha contattato e così abbiamo un nuovo amico che fa parte della nostra spedizione. Brunello ha già corso il Passatore l'anno scorso, terminando in circa quindici ore e mezzo.

Alle tre in punto si parte, ci scambiamo gli auguri e ci avviamo lungo via dei Calzaiuoli, tra due ali di gente che ci incita. I primi chilometri si corrono pressoché in piano, ma verso il quinto chilometro la strada prende a salire verso Fiesole. Il primo ristoro è sempre un gran casino, ma quest'anno mi sono premunito e sono partito con una cintura con la borraccia. Fa molto caldo: la nostra parola d'ordine è prudenza, la gara è molto lunga e non è il caso di distruggersi subito. Cominciamo ad andare al passo, correndo nei tratti dove la strada spiana un poco e si trova all'ombra. Man mano che si sale possiamo apprezzare lo spettacolo della città che lentamente si allontana.

Secondo ristoro, carico di acqua e via; fino ad ora siamo rimasti tutti vicini, ma i "giochi" cominciano a delinearsi, Brunello ha un buon ritmo e comincia ad andare avanti. Anche Paolo B. si avvantaggia, ma, memore dei problemi avuti l'anno scorso, lo fa con prudenza. Ho sempre sostenuto che il Passatore è una corsa che va conosciuta bene, la prima partecipazione dovrebbe servire per capirla e capire come ognuno di noi reagisce alla grande distanza. Con Sauro e Paolo T. formiamo un terzetto che procede bene ma, dopo il quindicesimo chilometro, mentre ci avviciniamo all'Olmo, mi accorgo che Sauro è un po' in difficoltà: nei tratti in cui corriamo resta facilmente indietro, anche se il ritmo non è sostenuto. Ha la paura di non farcela, di essere costretto a fermarsi, così penso che sia un po' bloccato e che vada piano per prudenza. Ma non ha importanza, non ci interessa il tempo finale.

Dopo l'Olmo comincia un lungo discesone verso Borgo San Lorenzo che si può sfruttare bene lasciando andare un pochino le gambe. Molti tratti sono in ombra e spesso c'è un po' di vento, così che la temperatura non è male. Ma nonostante questo, Sauro è molto lento anche in discesa, e spesso mi dice di sentirsi molto stanco e le gambe dure. È un po' presto per queste sensazioni, spero solo che arrivando a Borgo senza forzare piano piano si rilassi e recuperi un po' di energie. Procediamo tranquilli mentre Paolo T. piano piano si allontana. Arriviamo a Borgo San Lorenzo alle 19:30 e troviamo Guglielmo, l'amico che ci fa assistenza. Facciamo una sosta per controllare i piedi ed applicare del Compeed perché tutti e due abbiamo delle sensazioni di inizio bolle; è una buona cosa perché il disturbo sparisce e arriverò in fondo senza problemi ai piedi.

Iniziamo la salita che ci porterà alla Colla, circa a metà percorso, ma Sauro non sta bene, comincia ad avere nausea e problemi di stomaco, ai ristori beve poco e non riesce a mangiare. Cerco di distrarlo, camminiamo con un buon passo, ma si lamenta sempre di più di non sentirsi bene. Il sole è calato, ritroviamo la macchina in prossimità del ristoro del quarantesimo chilometro, dopo Ronta e ne approfittiamo per vestirci. Al ristoro, mentre io assaporo con gusto alcune fette di pane e mortadella (uno dei miei integratori preferiti) Sauro non riesce a mangiare né a bere: sono preoccupato perché, senza mangiare e bere al Passatore non si va avanti. Sauro prova ad andare avanti, ma presto ci dobbiamo fermare nuovamente: adesso sta veramente male, ha freddo, nausea e non riesce più a fare un passo. Chiamiamo la macchina, Sauro si sdraia a bordo, io mi vesto per affrontare la notte; mi spiace e mi sento un po' in colpa, in fondo sono io che con i miei racconti, l'ho convinto a provarci. Ma credo che oggi fosse comunque una giornata negativa per Sauro. Quando facciamo le maratone, dopo trenta chilometri di corsa quasi ininterrotta, in piano, va su ritmi ben superiori, mentre oggi, essendo andato piano fin dall'inizio, anche in discesa dopo circa venti chilometri andava pianissimo. Spero solo che la delusione non sia troppo forte per lui e che abbia voglia di riprovarci, un giorno. Sono convinto che può farcela tranquillamente, oggi non era giornata e probabilmente ha fatto degli errori di alimentazione.

La macchina riparte alla volta della Colla (credo che manchino circa sei chilometri) ed io resto solo nel buio, accendo la mia frontale e mi "lancio" all'inseguimento. Mi sento bene, ho voglia di andare e così affronto di corsa questi ultimi chilometri di salita. Procedo bene, sempre correndo, anche se sono in salita. Per adesso la fatica non si fa sentire. L'idea di riuscire a ricongiungermi con gli amici davanti mi sprona. Nel buio mi appaiono quasi all'improvviso le figure di altri podisti che salgono alla spicciolata, li raggiungo e li sorpasso perdendoli nuovamente nel buio dietro di me.

Al quarantacinquesimo chilometro incontro un ragazzo, procedo un poco al passo con lui chiacchierando e scopro che è il concorrente più giovane, non è un podista (si dedica ad altri sport), ma ha voluto provare quest'esperienza. Ci scambiamo gli auguri e riparto. Alle 23:00, dopo otto ore dalla partenza raggiungo finalmente il passo della Colla, km 48.

Mangio e bevo qualcosa e mi lancio in discesa. La notte è limpida, stellata ma senza luna (peccato!). All'inizio siamo in un bosco ma presto il cielo si apre sopra di noi, lo spettacolo è favoloso! Qui rivivo le sensazioni più belle ed emozionanti di tutte le mie precedenti edizioni. Scendo bene, continuo a raggiungere ed a superare altri podisti che procedono tranquilli al passo, ed in breve raggiungo il ristoro intorno al cinquantacinquesimo chilometro. Mi stupisco perfino che sia arrivato così presto. Breve sosta e riparto, la discesa continua ed io cerco di approfittarne.

Al ristoro in prossimità del sessantesimo chilometro finalmente ritrovo i due Paoli, stanno bene e sono pieni di entusiasmo. Brunello è avanti e procede bene. Ripartiamo insieme, alternando tratti di corsa ed altri al passo. All'una e mezzo raggiungiamo il traguardo di Marradi al sessantacinquesimo chilometro. Sono contento, la compagnia è buona e affiatata, continuiamo ad alternare corsa e passo. Ad ogni ripresa i primi passi di corsa sono un po' duri, ma quasi subito riprendiamo un buon ritmo. Ad un certo punto Paolo B. comincia a rimanere indietro, ad un ristoro lo dobbiamo aspettare qualche minuto: comincia ad avere qualche leggero problema di stomaco per cui, memore dell'esperienza dell'anno scorso, decide di rallentare mentre io e Paolo T. proseguiamo. Adottiamo il sistema di alternare un chilometro di corsa ad uno al passo, mantenendo sempre un buon passo in entrambi i tratti, senza grossi cedimenti nonostante i chilometri che si accumulano. Le piante dei piedi cominciano a fare male, ma incredibilmente solo al passo, durante la corsa il dolore sparisce.

I chilometri si succedono, ci godiamo la notte e l'arrivo dell'alba. Alle 5:30 raggiungiamo Brisighella, ormai mancano dodici chilometri all'arrivo. Come un piccolissimo convoglio, continuiamo affiatati nella nostra inesorabile marcia di avvicinamento. Non mi era mai successo nelle volte precedenti di riuscire a correre ancora con un buon ritmo, la corsa si trasformava sempre all'ultimo in una cosa strana strascicata di sopravvivenza... certo non facciamo ritmi supersonici, ma comunque corriamo!

Gli ultimi chilometri sembrano non finire mai, ma finalmente arriva il cartello di Faenza. Il cartello che segnala l'ultimo chilometro invita all'allungo finale, la piazza si avvicina. Ci infiliamo tra le case nella via che conduce a piazza del Popolo, un vigile ci incita, dicendoci che mancano quattrocento metri. Andiamo in progressione fino a trovarci davanti la piazza ed il tappeto che ci guida all'arrivo. Uno sprint finale ed insieme a Paolo T. concludiamo il nostro viaggio. Perché questa per noi non è una corsa, ma un fantastico viaggio dove l'importante è la strada che percorri, più che il traguardo che tagli.

Abbiamo impiegato 16 ore e 16 minuti, Brunello ha concluso in poco meno di quindici ore, e poco dopo il nostro arrivo completa la sua fatica anche Paolo B. Come sempre, dopo l'arrivo mi ripropongo di prendermi una pausa dal Passatore, il prossimo anno voglio fare qualcos'altro, ma già il giorno dopo comincio a sentirne un po' la nostalgia: riuscirò a staccarmene?

Purtroppo la nostra "spedizione" non ha avuto il successo completo, sono molto dispiaciuto per Sauro anche perché domenica era il suo compleanno ed avremmo voluto festeggiarlo con un successo sul traguardo di Faenza. Inoltre abbiamo concluso insieme tante maratone, che lasciare questa incompiuta lascia un po' di amaro. Ma lunedì Sauro mi telefona dicendomi, con tono deciso e allegro, che ha avuto tutta la domenica di tempo per "elaborare il lutto": si è reso conto di avere fatto degli errori e di aver affrontato la prova con troppo timore, che comunque l'esperienza è stata positiva. Si considera battuto ma non vinto, e tornerà sicuramente, quando si sentirà a posto per provarci, per prendere ciò che gli spetta. Ed io sarò sicuramente con lui per vivere una nuova e splendida avventura.

Alberto Ceccarelli


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