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Un cappuccino e un pezzo

Vi ricordate la marcia di Pieve di Compito? Una serpentina di asfalto su, su, verso la vetta del monte Serra, sotto l'ombra del bosco. Una salita continua, ripida, senza un attimo di tregua.

A passo svelto camminiamo tutti, pochi quelli che osano correre. Vanno a passo anche i paracadutisti che hanno corso finora, a schiere ordinate.

C'è un paesino di fiaba sulla riva del torrente, con le sue case rustiche dai muri in pietra serena, aggrappato ai fianchi della vallata. L'avrò mai il tempo di tornare a vederlo, senza fretta, per godermelo tranquillamente? Quanti altri paesi, quanti altri orizzonti, quanti boschi ho visto alle marce troppo rapidamente! Vorno, Migliarino, Tirrenia, i borghi delle colline pisane e lucchesi che meritano una visita meno superficiale, un pellegrinaggio più diligente ed attento.

Grazia, con il suo passo svelto, cammina accanto a me chiacchierando.

"Ma quello che fa?"

C'è uno dei nostri che scende correndo giù dalla montagna, controcorrente. Va incontro a tutta la fila dei marciatori che salgono, evitando qualcuno ad ogni passo.

"Ma che strada fai? Si deve andare in su!". Lo conosco: è di Livorno. Ha appena il tempo di rispondermi.

"Torno a Livorno! Stamattina ho scaldato il caffellatte ed ho lasciato il gas acceso!". E giù per la discesa, sempre di corsa, sempre evitando a slalom gli altri che salgono.

Al mattino di ogni domenica, prima della partenza delle marce, al momento delle iscrizioni, guardate nel bar più vicino: c'è lui, sempre. Non lo scalda più il caffellatte in casa. Lo prende ora al banco del bar: un cappuccino e un pezzo!

Manrico Panerai


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