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Yoga per chi corre

Lo yoga come tutte le attività che arrivano dall'oriente, è un connubio tra pratica e aspetto filosofico, un modo di vivere e di essere. Da molto tempo ormai lo yoga è entrato nella mente e nelle giornate di noi occidentali.

Yoga indica l'insieme delle tecniche che consentono il congiungimento del corpo, della mente e dell'anima con Dio (o Paramatma), l'unione tra jivatman (energia individuale) e paramatman (energia universale). Colui che segue e pratica il cammino dello yoga è chiamato yogi o yogin (le donne sono dette yogini).

La prima grande opera indiana che descrive e sistema le tecniche dello yoga è lo "Yogasutra" ("Aforismi sullo yoga"), redatto da Patanjali, che raccoglie 185 aforismi. Gli studi tradizionali indiani identificavano Patanjali con l'omonimo grammatico vissuto nel III secolo aC ma studi filologici più moderni hanno postdatato la redazione dell'opera ad un'epoca presumibilmente altomedievale.

La diffusione di pratiche risalenti a quella tradizione in occidente, avvenuta tra il diciannovesimo e ventunesimo secolo, come la meditazione (dhyana), gli esercizi di controllo del respiro (pranayama) o le asana (le celebri "posizioni" con cui lo yoga viene comunemente identificato tout-court), ha tralasciato quasi sempre gli altri livelli, ed in particolare i primi due iniziali e per questo fondamentali. Ciò è dovuto al fatto che nella società occidentale il rapporto con lo yoga non è mai stato strettamente relazionato alla religione (in particolare quindi all'unione dell'anima con Isvara, il Signore), ma è sempre stato inteso come una disciplina che mira al semplice riequilibrio psicofisico dell'uomo e al raggiungimento di un generico stato di "benessere".

Le tecniche insegnate dallo yoga si fondano sulla fisiologia indiana secondo la quale il corpo umano è attraversato da canali energetici, le nadi, nei quali scorre il prana, l'energia universale. Le nadi sono oltre 40.000 (forse 72.000) ed irradiano tutto il corpo dell'energia dell'universo, i tre canali più importanti sono ida, pingala e sushuma che scorrono intorno alla spina dorsale incrociandosi in alcuni punti.

Patanjali indica otto stadi (o arti) dello yoga, cioè gli otto passi che conducono all'unione con il Paramatma. Con yama si intendono i "comandamenti morali universali", o astensioni. Sono i cinque "freni" su cui si fonda l'etica dello yoga:

  • Ahimsa: non-violenza, astensione dall'infliggere a qualsiasi essere vivente qualunque tipo di male, sia esso fisico, psicologico, ecc.;
  • Aparigraha: distacco, non-attaccamento, astensione dalla bramosia del possedere;
  • Asteya: onestà, astensione dalla cupidigia, liberazione dall'avidità;
  • Brahmacharya: castità (intesa soprattutto come purezza morale e sentimentale);
  • Sathya: verità, aderenza al vero, sincerità (soprattutto con se stessi).

Per niyama si intendono le regole dell'autopurificazione.

  • Saucha: pulizia, salute fisica, purezza;
  • Santosa: appagamento, felicità della mente, l'accontentarsi;
  • Tapas: ardore, fervore nel lavoro, desiderio ardente di evoluzione spirituale;
  • Svadhyaya: studio di sé stessi, ricerca interiore;
  • Ishvara Pranidhana: abbandonarsi alla Divinità, la resa al Signore di tutte le nostre azioni.

Le asana sono posizioni o posture utilizzate in alcune forme di yoga, in particolare nello hatha yoga. La funzione delle asana è direttamente collegata alla fisiologia indiana, fondata sul sistema sottile. Secondo tale sistema, attraverso l'assunzione di diverse posizioni del corpo, il praticante diviene in grado di purificare i canali energetici, incanalare l'energia verso specifici punti del corpo ed ottenere così un notevole beneficio psicofisico. Le asana conosciute sono alcune migliaia; ciascuna di esse porta un nome derivato dalla natura (soprattutto animali), o dalla mitologia induista.

Il pranayama (controllo del respiro) è il quarto stadio dello yoga, secondo lo "Yogasutra" di Patanjali. Insieme a pratyahara (ritiro della mente dagli oggetti dei sensi), questi due stati dello yoga sono conosciuti come le ricerche interiori (antaranga sadhana) ed insegnano come controllare la respirazione e la mente, quale mezzo per la liberare i sensi dalla schiavitù degli oggetti di desiderio. La parola pranayama è formata da "prana" (fiato, respiro, vita, energia, forza) e "ayama" (lunghezza, controllo, espansione). Il suo significato è quindi di controllo ed estensione del respiro (energia vitale).

Per pratyahara si intende l'emancipazione della mente, il suo ritiro dagli oggetti dei sensi. La ritrazione dei sensi si ottiene distaccando l'attenzione dall'ambiente esterno dirigendola verso l'interno così come la tartaruga ritrae gli arti e la testa nel carapace. Il canto di un mantra e la pratica NYM sono tecniche che portano allo stato prathyahara.

Il termine dharana indica la capacità di concentrazione, diventare tutt'uno con quello che si sta facendo, con un oggetto esterno o interno. Requisito indispensabile per i passi successivi. È un termine sanscrito che letteralmente significa meditazione. Dalla traslitterazione della parola nell'ambito delle filosofie orientali derivano i termini chan, in cinese e zen, in giapponese.

Per samadhi si intende uno stato di coscienza superiore: è l'unione con paramatma, l'unione del meditante con l'oggetto meditato, l'unione dell'anima individuale con l'anima universale. Si può individuare con uno stato d'essere equilibrato, raggiungimento del benessere totale, tramite un percorso che porta ad uno stato di profonda realizzazione.

Come possiamo utilizzarlo per la corsa?

Come tutte le attività nuove solo la pratica, la perseveranza, la costanza, il non mollare alle prime difficoltà può far raggiungere un determinato obiettivo. Lo yoga sicuramente non è paragonabile ad una lezione di stretching o pylates, a volte le posizione da mantenere e soprattutto la concentrazione da mettere in atto rende la lezione di yoga difficile per chi ha una muscolatura molto sviluppata, e non ha molta pazienza. Sicuramente la capacità dell'istruttore di yoga sta nel far diventare facile, qualcosa che a primo impatto può essere considerata di difficile esecuzione. Infatti, per agevolare il lavoro dei partecipanti in alcune metodiche di yoga vengono utilizzati piccoli attrezzi. La perseveranza e la costanza ci permetterà in tempi medio/lunghi di avere notevoli risultati dal punto di vista dell'elasticità muscolare, mobilità articolare, rilassamento della muscolatura, eliminazioni di dolori di schiena, e saremo esseri più calmi, pazienti, rilassati ed energici. Quindi lo yoga non solo per il benessere del corpo, ma anche e soprattutto per la mente e per l'anima. Il più delle volte chi si avvicina allo yoga cambia il suo stile di vita, sia per quanto concerne le azioni e sia per quanto concerne la tipologia di alimentazione messa in atto. Una percentuale maggiore degli yogi sono vegetariani, sia per un fatto etico e sia per un fatto salutistico. Possiamo inserire lo yoga come normale routine dei nostri allenamento almeno due volte a settimana, nei giorni in cui non ci alleniamo.

Ringraziamenti - Si ringrazia il sito Running Zen (www.runningzen.it) per aver concesso l'autorizzazione a ripubblicare l'articolo "Lo yoga per il benessere del corpo e dell'anima" del prof. Ignazio Antonacci. Creative Commons LicensePhoto credit: timsamoff.



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