Pubblicità



 

 

 

 

Faccia a faccia con Gianni Poli

Ogni epoca ha i suoi simboli. Sport e spettacolo è il matrimonio più riuscito dei nostri tempi ed in omaggio a ciò, si è tenuta al Rigolò di Alfonsine la Festa dello Sport, che ha avuto tra gli ospiti Gianni Poli.

Il vincitore della maratona di New York non si è limitato al solo ruolo di personaggio, ma ha trascorso una intera giornata con gli amatori alfonsinesi, partecipando ad un allenamento collegiale sull'argine del Senio, ad un "faccia a faccia" con Giacomo sul pianeta maratona, nella sede di Radio Studio 93 e ad una cena tipica romagnola ospite di Piercarlo.

Gianni si è dimostrato un interlocutore attento e disponibile, lasciando trasparire le sue doti di umiltà e determinazione. Ecco alcuni brani di una lunga conversazione con un protagonista della maratona internazionale degli anni ottanta: da Fukuoka a Chicago, da New York a Londra, da Boston a Honolulu.

Per tanti anni il tuo nome era conosciuto solo nella ristretta cerchia degli addetti ai lavori, per i tuoi ottimi piazzamenti e per avere migliorato per tre volte la migliore prestazione italiana nella maratona. Ci vuoi ricordare i momenti salienti della prima parte della tua carriera?

"Nella mia carriera ho sempre cercato di correre con i migliori maratoneti del mondo. Su consiglio del Dottor Rosa nel 1981 presi alcuni mesi di aspettativa dal lavoro per prepararmi al meglio in vista della maratona di Fukuoka, dove ho stabilito il primo record italiano in 2:11.19. In seguito nel 1983 ai Campionati del mondo di Helsinki feci 2:11.05. Ho ripetuto questo tempo nel 1984 a Milano, quando vinsi il Campionato italiano di maratona. è una cosa strana ripetere lo stesso tempo. Poi il grande salto lo ottenni a Chicago nel 1985 in 2:09.57. Quel giorno ero molto contento, ero riuscito ad abbattere il muro delle due ore e dieci, che è il tempo che ti qualifica come atleta di ottimo livello internazionale".

Però la grande affermazione è arrivata nella maratona di New York del 1986, quando hai battuto De Castella, che era considerato uno dei migliori maratoneti del mondo. Come andò quel giorno?

"Quando vinci vuol dire che tutto è andato bene. Quel giorno non pensavo di arrivare primo in Central Park, invece ho trovato la giornata in cui tutto ha funzionato perfettamente nella maratona più famosa del mondo. Si, ho battuto De Castella, ma dietro c'erano altri atleti importanti quali Hussein, Pizzolato che a New York era considerato quasi un re, visto che le due edizioni precedenti le aveva vinte lui, e tanti altri".

Quanto vale la maratona di New York?

"Vincere a New York ti fa conoscere anche dai non addetti ai lavori. Gli sponsor, quando la gente ti è vicina, ti sono ancor più vicino!"

E poi hai vinto anche ad Honolulu.

"Riuscire ad affermarmi in un'altra grande maratona è stato molto importante per me. Ricordo perfettamente quel giorno, è stata una gara molto difficile, volevo vincere a tutti i costi per dedicare quella vittoria a mia moglie, che lo era da pochi giorni".

Quando ti sei migliorato ancora?

"A Boston nel 1988 in un gara molto tecnica dove vinse Hussein davanti a Ikangaa, io mi giocai il terzo posto e il primato italiano in volata con Gelindo Bordin. Perdetti quella volata e così anche la migliore prestazione italiana, mi dispiacque molto, ma fui battuto da un certo Gelindo Bordin, che pochi mesi dopo avrebbe vinto l'oro Olimpico a Seul".

A Spalato ai Campionati Europei del 1990 hai vinto la medaglia d'argento e insieme a Bordin e Bettiol hai corso una maratona che è stata un trionfo per la squadra azzurra.

"È stato senza dubbio un grande trionfo. Forse quel giorno, invece di esserci stata una certa rivalità tra di noi, ci fosse stata un po' più di amicizia, sul terzo gradino del podio ci sarebbe stato un altro italiano".

Da un punto di vista tattico, tu sei stato l'unico maratoneta italiano che riusciva a correre con i primi sin dall'inizio.

"Ho sempre fatto delle scelte tecniche per centrare il grande risultato. Sono andato a cercare le maratone più importanti e famose e sono sempre partito con i primi, perché se uno vuole vincere una maratona deve essere, sin dal primo metro, nel gruppetto dei migliori. Raramente si vince correndo in rimonta. Penso che anche i giovani, che ci sono oggi in Italia, se vogliono fare qualcosa di buono, devono usare questa tattica, anche se è molta rischiosa e tante volte si arriva al trentesimo chilometro in riserva".

Quale ruolo ha avuto per te il Dottor Rosa per prepararti alla maratona?

"Il rapporto con il Dottor Rosa è stato molto importante. Lui pensava che io potessi diventare un grande maratoneta e mi consigliò di prendermi un periodo di aspettativa dal lavoro, in vista della maratona di Fukuoka. Gli sarò sempre grato di avere avuto questa fiducia in me. Come tecnico mi è stato vicino, però avendo anche altri impegni, in certi momenti non è stato possibile essere seguito, come è stato per altri atleti in Italia, che poi hanno vinto gare importanti".

Negli anni ottanta si è parlato molto della tua preparazione con il Cybex, una macchina che hai usato per migliorare la tua forza muscolare. Cosa ci puoi dire in proposito?

"Già all'inizio degli anni ottanta, abbiamo fatto un certo tipo di potenziamento muscolare con i pesi, poi abbiamo iniziato ad usare questa macchina isocinetica, che è meno traumatica e ti permette di adeguare il carico alle condizioni del momento".

Tu sei stato scelto, come personaggio, da grandi marche di abbigliamento e di calzature sportive, ci puoi dire qualcosa su questo?

"Il rapporto che iniziò nel 1985 con l'Ellesse è stato molto importante. In quegli anni l'Ellesse voleva entrare nel mondo dell'atletica ed il manager dell'azienda mi vide in un paio di trasmissioni televisive, vide la maratona che corsi a Chicago ed individuò la possibilità di essere testimone per il loro marchio. La nostra collaborazione durò per quattro anni, fino a quando l'azienda per problemi interni abbandonò il mondo della corsa. È stato un vero peccato, perché c'erano delle possibilità di fare delle cose interessanti. Sono stato un anno senza sponsor, poi ho iniziato un rapporto con la Saucony, una ditta americana molto tecnica".

Quali consigli daresti ai giovani che desiderano avvicinarsi al pianeta maratona?

"Direi di avvicinarsi con umiltà e di cercare di correre le prime maratone con tranquillità per cercare di fare un po' di esperienza, perché l'esperienza nella maratona è una cosa indispensabile. Abbiamo avuto dei campioni che andavano forte nei diecimila, nella mezzamaratona e anche fino al trentesimo chilometro, che si sono avvicinati alla maratona convinti di spaccare il mondo e invece sono andati incontro ad una profonda delusione. Come dicevo prima, è necessario avvicinarsi con umiltà per conoscerla e adeguare la preparazione ai propri mezzi per potere arrivare preparati a questa gara, che è molto molto difficile. Però non bisogna neanche avere paura di affrontarla, perché è una gara che ti lascia delle grandi soddisfazioni".


Since 1984 - © Aerostato, Seattle - All Rights Reserved.