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Marradi / Km 68

Situata ai confini del territorio comunale di Firenze, nella valle del Lamone sul versante romagnolo dell'Appennino che un tempo apparteneva alla nobile famiglia dei Guidi, la città - che si trova ad una altitudine di 328 metri - ha dato i natali al pittore Maestro di Marradi (scuola del Ghirlandaio) ed al poeta Dino Campana (1885-1932).

Nella piazzetta che accoglie i centisti con un fornitissimo posto di ristoro (e nella quale si trova il Bar Bianco, rinomato per le specialità a base di marroni di produzione locale) è situato l'ultimo traguardo intermedio, con posto medico fisso, stazione ricetrasmittente, ospedale e servizio di ambulanza.

Valgono una visita il Teatro degli Animosi del 1792, il palazzo della famiglia Fabbroni, la chiesa del Suffragio, il palazzo municipale risalente al 1400 con il suo ampio loggiato ad archi sormontato dallo stemma dell'antica famiglia Torriani, e la chiesa di Santa Reparata in Badia del Borgo (XI secolo) che si trova a circa due chilometri in direzione di San Benedetto in Alpe (quest'ultima località dista da Marradi circa ventuno chilometri), ristrutturata in forme barocche, e con dipinti del Maestro di Marradi.

Curioso quello che scrive il Repetti nel suo Dizionario geografico-storico della Toscana (1841): "Codesti appenninigeni [gli abitanti di Marradi] sono di temperamento robusto, di statura più che ordinaria, ben formati, e di rado afflitti da quelle malattie cacchettiche e glandulari cui trovansi soggetti gli abitanti della pianura e dei climi caldo-umidi. Prova della robustezza e sanità di cotesti abitanti sia la decrepita età, alla quale giungono; giacché in Marradi e nel distretto si contano molti vecchi di un'età superiore all'ottuagenaria e nonagenaria. [...] Uno dei mestieri principali è quello dei vetturali, il cui numero è di circa centocinquanta; due terzi di essi trasportano sopra bestie a soma le granaglie dallo Stato pontificio ai mercati di Marradi e a quelli del Borgo San Lorenzo. Gli altri cinquanta, provvisti anche di barrocci, sono occupati nell'esportazione del carbone che fornisce il superiore Appennino, e inoltre si recano a caricare i generi coloniali ecc., a Firenze per trasportarli nella Romagna granducale e pontificia".

  


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