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Non si può proprio andare avanti

Italia - Prendendo lo spunto dalla risaputa storiellina della Mecca, si può facilmente affermare che non è un vero podista chiunque non abbia mai partecipato, almeno una volta, ad una centochilometri. Adesso però c'è di più: nel palmares del vero corridore deve necessariamente essere inserita anche la corsa all'indietro, altrimenti ribattezzata "gara di retrorunning". L'occasione - tra l'altro primo campionato italiano Csi della specialità - è stata offerta lo scorso 27 luglio dall'Us Audax di Poviglio, in provincia di Reggio Emilia, che "audacemente" da cinque anni, propone questa particolare gara nell'ambito dei festeggiamenti di Sant'Anna. Il "Trofeo Il Gambero d'oro" (la denominazione non poteva essere altrimenti) ha visto al via un centinaio di concorrenti che si sono affrontati sui due percorsi a disposizione, quello di tre chilometri, competitivo e valido per l'assegnazione della maglia tricolore, e quello di un chilometro e mezzo non agonistico.

Correre all'indietro è una gran fatica, e la muscolatura sollecitata in maniera innaturale rimane indolenzita per giorni e giorni anche nel caso di podisti allenati, ma è una delle esperienze più divertenti che si possano fare. La partenza strappa inevitabilmente il sorriso: bisogna essere in prima fila per partire ultimi e l'impressione che comunque se ne riceve, in un primo momento, è quella di essere dentro un film che viene riavvolto, alla moviola. Si continua a ridere per un altro centinaio di metri, sia perché si capisce di essere veramente grulli per esser lì a fare una gara del genere, sia nel vedere i propri amici e compagni di squadra arrancare caracollando, senza seguire una linea retta ma zigzagando a seconda dell'equilibrio che riescono a mantenere, come fossero tutti ubriachi. Il sorriso si trasforma presto in una smorfia di dolore quando si iniziano però ad accusare i primi indizi di crampi (la corsa all'indietro viene fatta tutta sulle punte dei piedi) ma soprattutto quando ci si rende conto di non essere nemmeno a metà della metà della metà dei tre chilometri previsti. Ne sa qualcosa per esempio l'unico ritirato di questa edizione.

Il pubblico assiepato numeroso ai bordi della strada guarda incredulo commentando sarcasticamente (questa volta a ragione) il passaggio dei concorrenti-gamberi, mentre alcune staffette, posizionate ai punti giusti, avvertono di svoltare oppure di stare attenti a buche e dossi dell'asfalto. A dispetto di quanto si possa pensare la parte più difficile della corsa all'indietro non è tanto il guardare "avanti" (cosa che viene fatta raramente perché basta seguire la linea di mezzeria della strada e lasciare che siano gli altri a segnalarti se ti stai avvicinando troppo a loro) quanto il fermarsi. Arrestare la propria corsa è praticamente impossibile per questioni di istinto: fermarsi equivarrebbe infatti a poggiare a terra il tallone, ma il correre all'indietro sostituisce l'equazione "tallone a terra uguale arresto di marcia" con "tallone a terra uguale perdita di equilibrio" per cui il nostro organismo non risponde più al comando. È quindi un organizzatore ad accoglierci letteralmente a braccia aperte nel momento in cui si taglia il traguardo, sorreggendoci, fermandoci, e facendoci imparare di nuovo a camminare in avanti. E questa accoglienza a braccia aperte è un po' il biglietto da visita dell'Us Audax che ha accolto tutti i concorrenti al primo campionato nazionale di retrorunning con una organizzazione puntuale, calorosa ed esente da pecche.



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