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Genova

Sentieri di mirto dal lieve profumo, ginestre dal giallo squillante, rose canine in folti cespugli, radure e boschetti. Il Righi. Chi non ricorda di essere venuto, da piccolo, con la famiglia, proprio qui, tra questi profumi e colori che rimbalzano alla mente quando percorriamo i sentieri di questa collina, a soli dieci minuti dal centro città? Era bello, da piccoli, fare queste gite, che sembravano lunghissime e faticose, un'avventura, magari prendendo la funicolare. Dapprima il viaggio si snodava attraverso un oscuro cunicolo, poi la salita si faceva più ripida, ma la vettura percorreva velocemente il tragitto all aperto, fra case e orti, fino ad arrivare alla stazione del Righi. Ora cominciava l'ascesa a piedi, interminabile. Oggi per lo più si parcheggia con l'auto sul piazzale del Peralto, all'inizio del percorso ginnico, un po' meno poetico. Basta però allontanarsi dal posteggio cento metri ed il paesaggio torna affascinante e misterioso, come da bambini. Il percorso di circa cinque chilometri si snoda pianeggiante dal Peralto al valico di Trensasco. Dopo un breve tragitto su asfalto, vediamo in alto a sinistra l'osteria delle Baracche ed in basso, a destra, la città; noi proseguiamo diritti sullo sterrato. I declivi sono scoscesi, la visuale è bellissima, la natura è quasi selvaggia. Percorriamo brevi rettilinei e poi una infinita successione di costoni montuosi. Comincia il boschetto: guardando in basso si scorge qualche tratto della ferrovia Genova-Casella e vediamo addirittura passare il trenino, aggrappato ad un costone, mentre svolta e scompare sferragliando ed inerpicandosi verso i paesini dell'entroterra. È bello, dopo altri tratti all'ombra di piante verdeggianti, arrivare alla pompa dell'acqua, classico punto di incontro dei podisti che spesso si fermano a bere dopo lunghi itinerari dai nomi strani per chi non conosce il gergo dei corridori del Righi: il giro di Camporsella, il sentiero della Frana... La città non si vede più da un pezzo, così ammiriamo il verde intenso e la fuga dei monti circostanti; a destra, in lontananza il monte Fasce con le sue inquietanti antenne, a sinistra il passo del Giandino fra distese di prati fioriti, in alto il forte Diamante, solitario e dall'aria misteriosa. Finalmente siamo al valico di Trensasco, la fine di questa prima parte del percorso. Un buon bicchiere di bianco alla casetta dove c'è un piccolo bar ristorante non guasta. Andiamo oltre. Attraversiamo la strada e subito ci immergiamo in un bosco folto: il panorama ampio e maestoso del tragitto precedente non c'è più. Il luogo è rassicurante, con il sentiero sterrato che si è mutato in un'ampia stradella in lieve discesa, bellissima per correre, con profumi di sottobosco ed una lieve brezza ristoratrice. Percorriamo poco più di un chilometro e giungiamo alla cosiddetta Madonnina, punto d'arrivo di tanti allenamenti: si tratta di una piccola costruzione in muratura, con una edicola della Madonna; nessuno chiede mai ulteriori informazioni... è una presenza che riempie il cuore e basta. Proseguiamo ancora per un paio di chilometri e scopriamo con piacere che il paesaggio si apre nuovamente: ai nostri piedi, in lontananza, la città e davanti, sempre più incombenti, i monti che costituiscono la sella di Creto. Quando la stradella diventa un sentiero stretto, in salita, in corrispondenza di una vecchia frana ormai imbrigliata è tempo di tornare indietro.


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