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Il tempo

Tutto era cominciato per gioco quella mattina: "Dai Gino prendimi!". Irene si era lanciata di corsa e Gino, accettando la sfida si era gettato all'inseguimento.

"Prendimi pigrone, hai messo su pancia e non ce la fai, scommettiamo che arrivo al boschetto prima di te?". In effetti Gino era un po' in affanno e non ce l'avrebbe fatta a raggiungere Irene che era agile e snella tanto da sembrare una gazzella. Inoltre Irene, seppure contro il parere dei genitori che giudicavano sconveniente per una donna fare quelle cose, un paio di volte alla settimana andava a correre in aperta campagna da sola.

"Un po' matta Irene", pensava Gino, mentre il fiatone gli faceva appesantire il passo, ma quanta vitalità c'erano in lei e poi com'era bella!

D'improvviso l'idea: "Irene, aiuto mi sento male! Aiutami per favore!". Gino si era gettato a terra tenendosi una mano premuta sul petto dalla parte sinistra. Irene preoccupata era subito accorsa chinandosi su di lui.

"Gino per carità che cos'hai? Rispondimi ti prego. Oh! Dio mio, aiuto! Aiuto!". Irene aveva cominciato a gridare. Fu allora che Gino la ghermì e la trascinò a terra abbracciandola.

Era una splendida mattina di primavera di tanti anni fa ed io che sono il Tempo e non ho età, guardavo quella scena d'amore che nasce e si rinnova ad ogni stagione come la natura.

"Il tempo passa, il tempo è galantuomo" dice la saggezza popolare, ed io che sono il Tempo scandisco i ritmi della vita.

Li ho visti stamattina durante la corsa, hanno scelto il percorso medio di otto chilometri. Ottantasei anni lui, ottantatre lei, si tenevano per mano e facevano tanta tenerezza.

"Prendimi Gino!". La voce, un po' più stridula, è sempre quella di Irene. Si è lanciata in una breve corsa, un po' goffa per la verità e Gino ha allungato il passo per tenerle dietro.

Ed io che stamattina ho annunciato la primavera mi sono soffermato ad ascoltare e a guardare la corsa con i suoi mille colori ed ho udito mille voci di Irene che correndo mi rinnovavano, rinnovavano il tempo. Prendimi Gino! Prendimi Roberto! Prendimi Sauro! Renzo, Giuseppe, Mauro, Franco...".

Ed io che sono il Tempo ho sorriso soddisfatto.

Rolando Mannucci


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