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Ode al valoroso guerriero

Gelindo, a Seul sei stato guidato dal dio della corsa, un dio che ti ha portato sul gradino più alto del podio, un dio che ti ha fatto arrivare in solitudine allo stadio olimpico, un dio che ti ha fatto sentire le note dell'inno di Mameli, mentre il cuor tuo palpitava ancora incredulo.

Gelindo, la leggenda racconta che sei stato portato a braccia fino allo spogliatoio, che la premiazione è stata rimandata, perché le tue gambe non riuscivano a raggiungere il podio nei tempi programmati.

Gelindo, la leggenda racconta dello stupore di Orlando, che non credeva ai suoi occhi, vedendo in quali condizioni avevi finito la gara.

Gelindo, da quel giorno, in ogni allenamento si parlava di te, da quel giorno, quando ci si incontrava era tutto un "Hai visto Gelindo?", "Cosa ne pensi di Gelindo?". Da quel giorno ci si parlava attraverso di te.

Gelindo, da quel giorno tu eri il più grande!

Quando gli atleti del giro della nazionale venivano a correre in provincia, e lasciavano trapelare qualcosa di te, le nostre orecchie non erano altro che per te. Di te si diceva che non prendevi neanche i sali minerali, i reintegratori energetici. Di te si diceva che ti sottoponevi a degli allenamenti in altitudine che per altri non erano neanche immaginabili. Di te si diceva che se un giorno ti fossi rotto, nessuno sarebbe stato in grado di aggiustarti. Di te si diceva che eri troppo grande, troppo grande anche per i medici.

Venti giorni prima di Barcellona, hai corso un diecimila in altitudine, a duemila metri, in ventinove minuti, eri in gran forma, ma a Barcellona la sorte ti è stata avversa. Davanti a te c'è stata una caduta e tu, per evitare l'impatto, hai fatto un brusco movimento, gli equilibri muscolari si sono alterati, hai avvertito dolore... hai stretto i denti... hai continuato... ma quando la gara è entrata nel vivo, hai dovuto arrenderti.

Gelindo, a Barcellona una maledetta freccia ti ha colpito nel tallone. Dopo quella giornata nera, non hai più corso maratone, forse sentivi che il dio della corsa ti aveva lasciato.

Da allora sei ritornato uomo, hai partecipato a qualche garetta, hai presenziato a qualche manifestazione sportiva, sei salito in cattedra per dare consigli ai maratoneti.

Non hai dato l'addio alle corse, il tuo addio è stato Barcellona, a Barcellona hai lasciato le spoglie divine, a Barcellona sei ritornato uomo.

Gelindo sei stato immenso!

La leggenda racconta che a Seul, mentre ti allenavi per la maratona olimpica, facevi il burlone facendo finta di andare a sbattere contro i semafori, oppure che ti sdraiavi per terra simulando un malore. Gelindo, hai fatto ridere tutti. Gelindo ci hai preso in giro tutti.

Gelindo, ricordo il tuo terzo posto ai Mondiali di Roma quando, dopo l'arrivo, ti inginocchiasti per baciare la pista. Qualcuno parlò di retorica, non aveva capito il tuo gesto. Quel bacio era un ringraziamento al dio della corsa, quel dio che a Seul hai ascoltato anche quando l'istinto e la ragione ti dicevano altro!

Dopo Seul hai rivinto l'Europeo, hai trionfato a Boston, nella classica delle classiche, in una giornata calda e con il vento contrario hai stabilito il nuovo record italiano. A Boston, in condizioni ideali, avresti frantumato il record del mondo!

A Barcellona tutti ti aspettavano al varco. Barcellona era il cerchio di fuoco per farti diventare il più grande di tutti i tempi, per farti sedere vicino agli dei, per farti vivere sull'Olimpo.

Quel giorno sei stato trafitto da una maledetta freccia, onore a te valoroso guerriero, onore a te uomo dalla ferrea volontà, onore a te.


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