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Il coronamento di un sogno

Quest'anno è stato, per me, il coronamento di un sogno sportivo, quello di percorrere l'intero percorso di una maratona. Fin da ragazzo ambivo a partecipare ad una tale manifestazione, ma purtroppo ho dovuto attendere anni per poterlo realizzare. Questo ritardo è dovuto al fatto che conoscendo le mie modeste doti atletiche, non mi sentivo sufficientemente confortato da sistemi organizzativi di belle maratone, ma non adatte ad uno come me, e forse anche a tanti altri, ai quali per percorrere una simile distanza occorrono cinque ore.

All'inizio di quest'anno, sotto la pressione di amici del gruppo di cui faccio parte, ci siamo decisi a prendere in esame la possibilità di partecipare ad una maratona. La scelta non è stata facile, ma dopo varie riunioni nelle quali emersero serie valutazioni, la scelta è caduta sulla maratona di New York. È bene chiarire che io non sono un esterofilo ma uno che adora l'Italia, però è anche vero che scelte di tale portata vanno fatte con la massima serietà.

La maratona di New York non penso di averla scoperta io, però alla luce di quanto constatato è il massimo di quanto si possa offrire agli amatori. Potrebbe sembrare un controsenso, visto che è una tra le più dotate nella consistenza del montepremi per i primi arrivati, ma quello che viene offerto a gente come me, è una garanzia continua di assistenza, di generosità del pubblico assiepato per quarantadue chilometri, e di poter sempre contare sugli organizzatori. Molti sono i fattori che influiscono positivamente sull'organizzazione. La partenza delle decine di migliaia di podisti non crea nessun genere di confusione. Tutto è organizzato alla perfezione: i pettorali assegnati sono di colori diversi, con indicato, nella parte terminale, nome, cognome, tempo presunto di percorrenza della maratona (quest'ultimo dato viene chiesto al momento dell'iscrizione). Pertanto in base al colore del pettorale, uno si va a collocare nel proprio settore, ed in tale settore, al punto chiaramente indicato dal cartello corrispondente al nostro presunto tempo dichiarato. Al momento dei via, tutto si svolge regolarmente e cominciamo una meravigliosa avventura, che ci porta a transitare per tutti i distretti di New York. Il percorso è interamente chiuso al traffico, almeno per otto ore, e transennato interamente. Il problema rifornimenti qui non esiste: tra ufficiali e quelli spontaneamente offerti da privati cittadini si può tranquillamente affermare che ogni decina di metri trovi quello che vuoi. Per un giorno non esistono problemi razziali, tutti siamo affratellati in un unico comune obiettivo: quello di terminare la maratona. Esistono anche dei punti di pronto soccorso, che sono gestiti da medici e personale paramedico, i quali intervengono immediatamente e con alta professionalità. Io ho dovuto ricorrere alle loro cure al ventisettesimo chilometro per un dolore ad un legamento del ginocchio sinistro: sono stato visitato e, immediatamente fatta la terapia del caso, rimesso in condizioni di terminare la gara senza complicazioni.

Con il passare dei chilometri aumenta la stanchezza, ma aumentano anche gli spettatori. Quando si arriva al Central Park, a circa cinque chilometri dall'arrivo, l'incoraggiamento che riceviamo dal pubblico non è possibile descriverlo: ci trasmettono una forza che ci inorgoglisce sia come uomini che come atleti. Infine, che dire dell'arrivo? Viene spontanea la gioia ed il dispiacere di aver finito un'esperienza indimenticabile per la vita.


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